classificazione piante grasse

Classificazione delle nostre piante grasse: è indispensabile?

Classificazione: come collezionista forse ho sviluppato un’idea contorta della sua importanza.

Sapere il nome della pianta, almeno a che famiglia appartiene ci aiuta a capire come curarla e a parlarne, o a trovarla nei cataloghi. Non sapere la classificazione esatta, fa della pianta una pianta di serie b?

Per me collezionista, per un lungo periodo è stato così.  Perché, secondo me, toglieva valore all’insieme di piante che avevo, perfettamente (?) cartellinate. Compravo comunque le piante che mi piacevano, ma cercavo di “inquadrarle” in un nome, senza rendermi conto che a volte è proprio impossibile.

vediamo di capire come si fa la classificazione di una pianta:

Nella classificazione, l’ideale sarebbe indicare:FAMIGLIA, GENERE, SPECIE, SOTTOSPECIE, VARIETA’, CULTIVAR, CLONE. Di solito si indicano solo Famiglia (con lettera maiuscola), specie, varietà.
La specie è la più piccola unità, cioè gruppo di piante, distinguibile da altri gruppi per dei caratteri trasmissibili per eredità, i cui individui sono tra loro fertili.
Le specie tra loro affini sono riunite in Generi, che a loro volta si raggruppano in
Famiglie.
Le specie si dividono poi in sottospecie, cioè gruppi di piante o di popolazioni che presentano caratteri distintivi propri, non nettamente separati da altri.
Le cultivar (CV) sono varietà coltivate non ottenute da seme ma da propagazione agamica (di solito con innesti, talee, ecc.). Moltissime piante ornamentali e da frutto sono cultivar.
Il clone è un intero gruppo di individui ottenuti agamicamente (talea, micropropoagazione, ecc.) da una sola pianta; tutti gli individui sono perciò identici.
 per classificare correttamente una pianta occorre sapere di lei tutte queste notizie!

A me la cartellinatura è servita principalmente…per imparare.

La cartellinatura “in proprio” è un buon passatempo, oltre che un buon modo di informarsi sulle piante. A forza di cercare e guardare, si imparerà a riconoscere almeno la famiglia, non bisogna però pretendere troppo dal fai da te. Per essere precisi occorre contare il numero delle spine, delle coste, aspettare di vedere i fiori. Molto meglio lasciar cartellinare chi ha raccolto i semi e ha messo in produzione la pianta. Ci sono inoltre parametri variabili, per cui la stessa pianta coltivata al sole o all’ombra, concimata con azoto oppure no, avrà aspetto e colore completamente diversi. Tutto questo lavoro si faceva sui libri…quando ero giovane. (questa frase non mi piace, ma non so come sostituirla ohibò)

Poi nelle collezioni, è arrivato internet, come un ciclone.

tutti: preparati e non, possiamo scrivere, pubblicare, informare e disinformare! Credo che la classificazione  ne abbia sofferto molto.

Recentemente ho avuto la gradita visita di un gruppo di grandi coltivatori rivieraschi, meno male che sono passati senza appuntamento, altrimenti avrei somatizzato una imbarazzante febbre da cavallo! Bene, questo per arrivare a parlare di un paradosso mediatico che sta accadendo.

I coltivatori di cui vi dicevo, si sono spinti fin qui, in una serra grande come il loro sgabuzzino delle scope, per comprare esemplari di “Adromischus millaboschi” da mettere in produzione. Vi assicuro che non ho un senso dell’umorismo così sviluppato da aver inventato questa  storia!

“Adromischus millaboschi” e gigapirla

Un gigapirla (termine rubato alla mia cara amica Luciana) sta vendendo su ebay un “Adromischus millaboschi”, quindi… classificato col mio nome! Costui ha rubato la foto da questo blog e non ha nemmeno capito che quello era il nome del blog, non della pianta!!! Ci sarebbe da ridere ma preferisco fare una riflessione seria: quanti collezionisti di Adromischus avranno comprato questa pianta, pensando di arricchire la loro collezione? Qualcuno avrà la possibilità di esternare al gigapirla le sue rimostranze? Penseranno che IO abbia messo in vendita questa cosa?

questi sono i miei Adromischus,

https://millaboschi.com/428-2/

se io avessi avuto la capacità e la conoscenza per dare il mio nome a una nuova specie forse la venderei direttamente no?

Si tratta di una truffa, questo è certo, ma internet sembra aver sdoganato le minitruffe! Anche il vendere  fatto online da privati, dicendo che sono “piantine che non mi stanno in casa“, è concorrenza sleale. Viene fatto senza il cappio dell’IVA sui prezzi, senza controlli fitosanitari e, spesso, senza conoscenze nel settore.

prendiamo atto che tutto cambia!

Tutto cambia,  anch’io compro dove spendo meno.  Però, per favore, ricordiamoci di chiedere istruzioni per il mantenimento della pianta, alla persona da cui compriamo, non al vivaista di fiducia. Cerchiamo di non mandare foto di piante malate e domande per la cura e la cartellinatura,  al vivaista  via whatsApp, perché lui non c’entra con gli acquisti fatti altrove. Dopo il terzo messaggio potrebbe essere colpito da un attacco di itterizia e virare a un giallo verde che non è clorosi, perché quella lui sa come curarla. Ricordiamoci che i messaggi notturni, se è vero che  non fanno perdere tempo al nostro vivaista, è anche vero che gli tolgono il sonno e gli procurano sicuramente l’ittero sopra descritto, oltre a una gran voglia di imparare parolacce in tutte le lingue.

todo cambia e noi ci si adatta

https://youtu.be/0khKL3tTOTs

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Pubblicato da

millaboschi

Sono Milla, contadina da sempre, floricoltrice da 21 anni.

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