Myrtillocactus geometrizans può essere raccontato in molti modi, decantando le sue qualità e la sua robustezza ma preferisco raccontare perché la mia pianta si chiama Quasimodo.

Myrtillocactus geometrizans, 35 anni fa, era per me un sogno. Trovandola su un libro di piante grasse, mi colpì l’azzurro intenso del suo fusto, che era corretto a tavolino, ma non potevo saperlo. Evidentemente chi aveva forzato quell’azzurro era innamorato dell’azzurrocereus che ha davvero il colore così intenso.
Noi collezionisti, si sa, siamo innamorati di tutte le piante ma in modo particolare di quelle che non riusciamo a trovare. Nelle mie ricerche mi imbattei in esemplari molto “segnati”. Per la sua costituzione si punge facilmente durante i trasporti e, ad ogni puntura, corrisponderà per sempre un anello calloso biancastro, che è la cicatrice.
Ero molto giovane, ancora credevo che le rughe e le cicatrici fossero difetti, e soprattutto, che fossero corredo solo degli altri. Quando finalmente trovai l’esemplare che stavo cercando, ci guardammo e fu amore. Era perfetto!! Proprio come lo volevo. Fu incartato benissimo e infilato tra i sedili, perché dentro il baule “non stava in piedi”. Strano, un vaso grande, con una pianta proporzionata, deve stare in piedi, anche quando c’è il vento…
piccoli difetti
Solo quando scaricai Quasimodo dall’auto e lo appoggiai a terra vidi che era gobbo. Molto, anzi moltissimo. Era una pianta ricavata facendo radicare un ramo esterno, quelli che di solito non si tagliano per fare talee perché sono curvi, quasi a palla. Non fui delusa, l’innamoramento è ben impermeabile a questi piccoli difetti. Semplicemente gli cambiai il vaso con uno più pesante, cercando di raddrizzarlo un poco, piantandolo un po’ “di traverso”, per renderlo più stabile.
piccoli imbrogli
La venditrice era stata ben abile a posizionarlo in modo che io non mi accorgessi del problema, eravamo predestinati. Cominciò subito a buttare rami e rametti. Con arte istintiva, crebbe bilanciando il peso dei nuovi rami al meglio. Possedeva l’orgoglio della compensazione che tanto ho fatto mio. Nel grande vaso arrivò all’altezza di circa un metro e mezzo, senza mai fiorire. Nè io né lui immaginavamo che saremmo arrivati ad avere una serra tutta nostra!
grandi soddisfazioni
Quando la vita ci regalò l’opportunità della serra e di grandi bancali per mettere radici, lui era il numero due per altezza dei miei esemplari. La più grande era l’Euphorbia eritrea, segaligna e rigidissima. Poi lui, tondeggiante e imprevedibile. Appoggiato sul bancale sgranchì le radici e cominciò a fiorire e fruttificare di felicità. A distanza di 14 anni è arrivato a 4 metri e mezzo di altezza. Quando riempie la serra del suo profumo delizioso, mi ricorda di sollevare lo sguardo, per non perdere la fioritura, lassù, ormai vicina al telo del soffitto. I frutti sono simili ai mirtilli, sulle bancarelle a Città del Mexico si chiamano carambullos.


Fra tanti ricordi forse potrebbero servire un po’ di ragguagli botanici
Myrtillocactus geometrizans è una cactacea messicana, verdeazzurra nelle puntate giovani, verde nelle parti più vecchie. Tronco con 5/6 coste, areole con almeno 5 spine radiali brevi e una centrale, lunga fino a 3 centimetri. Forma un breve tronco e poi decine di rami. In alcuni testi si legge alto fra i 3 e i 5 metri, io credo vada anche oltre. Fiori bianchi profumatissimi, frutti rosso bluastri.
Pianta vigorosissima, spesso usata come portinnesto. Da coltivare in terreno per cactacee o terreno da orto con aggiunta di sabbia o di materiale inerte. Noi la coltiviamo a 7° C, suppongo che asciutta resista a temperature inferiori ma non voglio rischiare, siamo amici di vecchia data.

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Flores exóticas de colores cálidos que evocan otros lugares, otras culturas y otra
forma de ver la vida.
un poco de sol en la niebla padana!!