Rinvasare cactus e succulente: perchè, come, quando

Rinvasare è il momento migliore per conoscere davvero la pianta per intero e mettere alla prova le nostre capacità di coltivatori

9 marzo, in ritardo su tutto e in tempo per tutto, dipende dall’angolazione dello sguardo.
Di norma rinvaso le piante che ne hanno necessità in pieno inverno. Quando finisce la smania del natale, dopo aver rimesso in scatola i nastri rossi, gli angioletti e la tela da pacco paiettatta per l’anno prossimo, possibilmente un momento prima che parta la malinconia….si comincia a rinvasare.
In serra, con i miei ritmi da bradipo, ne ho per tutto gennaio. Non importa essere agili e in forma per fare questo lavoro, è indispensabile solo la tranquillità. Trattandosi di cactacee occorre lasciare il nervosismo fuori dalla porta, giusto per non fare movimenti bruschi rischiando di lasciare qualche brandello di pelle qua e là.
Le piante si rinvasano quando:
c’è un evidente squilibrio di proporzioni vaso pianta,
se la pianta è troppo grande ed esce dal bordo del vaso impedendone l’annaffiatura,
quando è troppo alta o ramificata per rimanere in equilibrio,
quando il terriccio è diventato troppo compatto per permettere all’acqua di entrare e di sgrondare rapidamente,
quando è malata e dobbiamo disinfettarla,
quando è un nuovo acquisto e abbiamo bisogno di controllare lo stato delle radici e di mettere il nostro terriccio, per unificare il ritmo di annaffiature con le piante che abbiamo già.


Per la sopravvivenza hanno bisogno di poche cose, però teniamo presente che il rinvaso e il taleaggio sono due momenti a rischio.
Io rinvaso in inverno per essere certa che la pianta sia a riposo, asciutta da tanto tempo. Pulisco bene le radici dalla vecchia terra, taglio quelle che sono secche o rovinate e rinvaso subito mettendo la terra nuova, perfettamente asciutta.
L’ideale sarebbe lasciar cicatrizzare le ferite fuori terra ma occorre spazio per farlo e in serra non ce l’ho per cui rinvaso subito, la pianta avrà poi tempo di chiudere le ferite anche nel vaso visto che non sarà bagnata per più di un mese. Non ho mai avuto attacchi fungini con questo sistema, cosa che invece può accadere nei rinvasi estivi, quelli che si fanno per emergenza quando la pianta è in piena vegetazione.

Le piante più spinose e più pesanti sono una vera sfida, sono programmate per essere inavvicinabili e il rinvaso richiede una concentrazione davvero zen.
Se siete nervosi…rimandate.
Le spine sono messe a difesa della pianta, al momento che deciderete di prenderla in mano sarete trattati come predatori, quindi uncinati, fiocinati e strappati, come tali.
Io non uso guanti per il rinvaso, non credo che ne esistano di adatti, qualcuno mi ha parlato di guanti da macellaio in maglina d’acciaio ma non voglio rompere le spine per cui uso carta e polistirolo.
Per le piante più leggere faccio una ciambella con la carta di giornale (certi quotidiani sembrano stampati appositamente per questo uso), con questa avvolgo e sollevo la parte spinosa riuscendo poi, tenendola “per il bavero”, a ripulire le radici e a posizionarla nel vaso giusto.

Sfilare le piante dai vasi di plastica è semplicissimo ma sono così brutti che cerchiamo di usarli il meno possibile.
Nel caso di vasi di coccio di solito si sacrifica il vaso. Una martellata bene assestata scarica i nervi e ci risparmia ore di manovre per sfilare radici che possono essere ben attaccate alle pareti del vaso.

La bellezza della pianta viene esaltata dal vaso giusto, dalla forma armoniosa e dalla nuance di colore che faccia risaltare qualche caratteristica, di fiore, di corpo, di spina.
Soggettiva è anche la scelta del terriccio. Non esiste un terriccio che trovi d’accordo tutti i coltivatori professionisti e tutti i collezionisti.
Chiedendo consigli vi accorgerete che tutti noi abbiamo la miscela giusta…secondo noi…e che sono tutte diverse!
I più precisi peseranno col bilancino tutti i vari intrugli provenienti da tutto il mondo e li misceleranno col cucchiaino da caffè. I più disordinati misceleranno un po’ e un po’ di quello che si saranno inventati raccogliendo materiale in natura.
Ogni pianta gradirebbe avere il substrato della zona da cui proviene, non perché lo abbia mai assaggiato (se siamo onesti non compriamo piante prelevate in natura) ma perché la sua famiglia si è specializzata nei secoli in quelle circostanze. Bisogna quindi studiare famiglia, origine, altitudine…. in realtà credo che accettino i nostri paciughi vari senza troppi problemi.
Non me ne vogliano i perfezionisti, sono piante specializzate in difficoltà!
Noi in vivaio prepariamo due tipi di terriccio, per cactacee e per…le altre.
Aggiusto poi correggendolo al momento, a sentimento, a seconda della pianta che ho in mano.
Per le cactacee usiamo una parte di terriccio universale, pari quantità di inerte vulcanico in pezzature diverse e pari quantità di torba bionda.
Per le Cassulacee e le grasse in generale aumentiamo la percentuale di terriccio e torba.
Occorre terriccio universale ottimo, le super offerte non sempre danno risultati soddisfacenti nel tempo.
Abbiamo scelto di non concimare al momento della preparazione del terriccio.
Abbiamo visto che la concimazione contenuta nell’universale è sufficiente, abbondando si rischia di “gonfiare le piante” a discapito della loro robustezza e salute.
Naturalmente per chi non vuole o non può preparare di persona il terriccio si può trovarlo anche già pronto.
Va provato nel tempo perché non tutti rispondono alle caratteristiche di drenaggio e qualità indispensabili alle piante grasse. A volte è macinato come fondi di caffè e quindi praticamente impermeabile, ce ne accorgeremo quando le piante appassiranno per la sete (l’acqua si ferma in superficie). A volte è troppo concimato e gonfia le piante poi si esaurirà in pochi mesi.
Occorre sperimentare le varie marche o trovare un vivaista di fiducia che vi venda la sua mistura segretissima ma non illudetevi, non vi darà mai la ricetta esatta come non ve la darebbe un cuoco!!!
Parlerò di terricci esaminando a fondo i vari materiali in commercio nei prossimi articoli.

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