Agave americana: coltivazione e curiosità

Agave americana, rigida come una scultura. Imponente protagonista di giardini siccitosi in clima mite, o di grandi vasi da ricoverare, in zone gelive.

All’Agave americana l’origine è rimasta nel nome, ma tutte le agavi sono di origine americana, del “vecchio” e “nuovo” Mexico.  Pare che il nome agave derivi dal greco agaous, che significa magnifico. Che il nome sia descrittivo è la norma, questo  è  addirittura un elogio!

Agave americana è ben distribuita nel mondo, naturalizzata nelle zone dove il clima lo ha permesso. Teme il gelo. A Parma, quasi ovunque, resistono e si fanno belle per qualche anno e poi, basta un inverno un poco più rigido, e se ne vanno, cotte dal gelo (arriviamo anche a -15). In qualche posizione particolarmente felice riescono a  sopravvivere all’aperto. A pochi chilometri da qui, in provincia di Reggio, vicino al castello di Rossena, una bella colonia prospera in piena terra da molti anni. Forse complice il terreno roccioso e scosceso che sgronda l’acqua rapidamente, forse il gesso delle rocce riflette e mantiene il calore.

L’Agave americana è la regina delle agavi, la più nota e la più grande,  con i suoi 3 metri di diametro, (la pumila è la più piccola, con 10 cm di diametro). Le foglie sono verde azzurro, le spine sono nere, corte e ricurve, quelle lungo i margini delle foglie, lunga e dritta quella terminale.

Tirando verso il centro della pianta questa lunga spina, si ottiene un ago con filo attaccato, pronto per fare cuciture di riparazione, non certo raffinate, ma sicuramente molto utili a chi restava fuori nei campi per settimane. Questa pratica, ce l’ha mostrata una ragazza a Teotihuacan,  noi lo avevamo già visto fare da un ragazzo siciliano che aveva il nonno pastore. Che ci si aggiusti il mantello di sisal in Mexico, o di lana in Sicilia…funziona.  Il mondo è sorprendentemente piccolo e gli stessi trucchi si manifestano ovunque. (Dalla parente stretta Agave sisalana, si ottiene il sisal, robusto e immarcescibile, buon sangue non mente!)

Un altro uso curioso che ci mostrò la ragazza di Teothiuacan , (questa davvero una novità, per noi)   fu il ricavare un foglio trasparente pronto a sostituire la carta, semplicemente spellando una foglia.

Agave americana per scrivere
Agave americana per scrivere

A beneficio dei turisti, o forse per movimentare qualche festa, la ragazza ci mostrò anche un’agave a cui era stato scalzato lo stelo florale. Con un mestolo creato giusto per l’uso, raccoglievano l’essudato che grondava dalla ferita,  riempiendo la rosetta basale. La pianta continuava a pompare linfa verso lo stelo che non c’era più. Questa linfa una volta fermentata diventa pulche, in europa meno famoso della tequila, ma  altrettanto popolare in Messico. Viene servito nelle pulquerie ed è  a buon mercato.

La coltivazione dell’Agave americana è quanto di più semplice si possa provare. Occorre terriccio per cactacee, oppure terriccio sabbioso, oppure…quel che c’è. Troppo robusta per riuscire ad ucciderla, crescerà benissimo se rinvasata a tempo debito, oppure adatterà la sua dimensione e la produzione di getti laterali, al contenitore che le daremo; quando si dice “far con quel che c’è” si parla di lei.

Interessanti anche le varianti Agave americana mediopicta e Agave americana variegata, che aggiungono al bel verde  una striatura color crema al centro  della foglia, la mediopicta, e gialla sul bordo esterno la variegata.


Agave americana è monocarpica, per cui fiorirà una sola volta e poi lascerà spazio alle figlie, nate come getti laterali. Come ultimo dono alla vita maturerà semi all’apice dello stelo. Quando sarà tutto pronto, lo stelo si romperà con un semplice colpo di vento e cadrà portandoli lontano dalla pianta madre almeno 5 metri. Tanto è alto lo stelo. In questo modo la pianta colonizza altro suolo e la vita continua.

in vivaio offriamo tutto l’anno un vasto assortimento di agavacee di varie dimensioni

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