l’Eziolatura o “filatura”, è la deformazione della pianta dovuta a un cattivo equilibrio luce-acqua
Eziolatura: deformazione chiamata anche “filatura” delle piante grasse (e delle piante in generale).
Un grave problema, che si riscontra quando ancora non siamo perfettamente in sintonia con le nostre piante, è l’eziolatura, detta volgarmente “filatura”. Con questo termine si descrivono cactacee semisferiche che cominciano ad alzarsi, prendendo forma colonnare; le colonnari, invece, si stringono sulla punta crescendo come “strozzate” da un legaccio invisibile e girano la parte chiara, (sottile) verso la luce. Naturalmente il fenomeno può riguardare anche le succulente. In questo caso i rami si allungano, diventano esilissimi, decolorati rispetto alla crescita precedente, le foglie di distanziano in modo anomalo.
L’eziolatura è dovuta a uno squilibrio luce-acqua, questo non significa necessariamente che la nostra casa non sia luminosa. I nostri inverni sono lunghi e bui; annaffiandole, o ricoverandole bagnate, stimoleremo la crescita in condizioni avverse e fileranno.Come se questo non bastasse, anche le nuove spine diventeranno completamente diverse da quelle precedenti, corte e molli, se non addirittura assenti.
Attenti a non confondere eziolatura e fototropismo naturale della pianta.
Nel primo caso la pianta si deforma producendo velocemente una punta sottile che va verso la luce, perdendo il suo aspetto naturale; nel fototropismo invece, le cellule del lato in ombra, si allungano lentamente per esporre meglio tutto il corpo, (nella sua forma normale), verso la fonte di luce.
In pianura padana, in zona di gelate, ogni anno occorre traslocare le piante al riparo. Trovo utile segnare con un indelebile un lato del vaso, per poter riposizionare la pianta, anno dopo anno, girata verso lo stesso punto cardinale. In questo modo sceglierà il suo modo ideale di esporsi al sole. Mi sembra un gesto affettuoso verso creature vive che ci fanno tanta compagnia.
Immagino sia difficile vivere in un ambiente molto lontano da quello naturale, diversa esposizione solare, diverse latitudine e longitudine, altezza sul mare. Le piante grasse sono molto generose, si accontentano, e come noi, si adattano. Però dobbiamo aiutarle a riconoscere le stagioni, attraverso una corretta annaffiatura e gestione della temperatura. Dobbiamo, mediante l’annaffiatura ben gestita, bloccare la loro crescita e regalare loro una stagione di riposo, che corrisponda alla nostra stagione meno luminosa.
Se siamo all’inizio della nostra collezione, e quindi ancora un pochino ingenui e molto ottimisti, scambieremo questa crescita repentina per un successo. Non lo è. Qualche volta non ho avuto cuore di dirlo a clienti entusiasti, che descrivevano crescite miracolose: tanto così in un mese!!! Stavano prendendo fiducia nel loro pollice verde, sono stata zitta.
Le piante grasse sono lente, e tali devono rimanere, per restare fedeli a sé stesse. Per mantenere le cactacee perfettamente semisferiche, senza diventare “a pera”, o colonnari, senza strozzature, dobbiamo metterle in piena luce d’estate, possibilmente all’aperto, e poi… prepararci all’inverno. Sarebbe più giusto dire prepararle all’inverno, però siamo noi a dover entrare nell’ottica che il troppo accudimento è dannoso.
Dovremmo nasconderci l’annaffiatoio e: 1°smettere di essere ansiosi al primo “appassimento”
2°accettare una leggera disidratazione invernale
3°capire che il “gonfiore” non è sempre sano.
Per mantenere la forma primitiva delle piante, occorre farle asciugare perfettamente, PRIMA del ricovero invernale. Noi che abbiamo la fortuna di vivere in un paese nebbioso, (la nebbia è uno spettacolo da visionari), ci preoccupiamo di spostare le piante in luoghi riparati, (anche la nebbia bagna e bisogna evitare che le piante ne siano esposte), senza annaffiare, già da metà ottobre. Solo col terriccio perfettamente asciutto da qualche settimana, la pianta capisce che è ora di riposare.
L’eziolatura è un danno irreversibile.
Questo non significa che dovremo buttare le piante deformi; sarà molto piacevole guardare, a distanza di anni, quanta strada abbiamo fatto insieme alle nostre piante. Le nostre inesperienze ormai risolte saranno lì, portate in memoria dai nostri vecchi esemplari, che non saranno al meglio per canoni da perfezionisti, ma…chi lo è? Possiamo forse chiamare Piante con la P maiuscola i poveri esemplari perfetti, coltivati in fretta, concimando a dismisura? Sono esteticamente perfetti, perché sono coltivati in modo artificiale, lontani dalle difficoltà della vita, però, quando arrivano a casa nostra, all’aria aperta, sono fragilissimi e inadatti a vegetare senza artifizi.
Dopo tutto questo parlare rimane solo un suggerimento da scrivere: se proprio non possiamo evitare di prenderci cura esageratamente, se è più forte di noi il dover annaffiare, non resta che… ricalibrare la dimensione dell’annaffiatoio 🙂

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